attività
   HOME


scritture

 

RACCONTI

Favole senza età

Due Letture in musica dal vico sono state realizzate a Roma il 16 maggio 2007 presso la Villa Lante al Gianicolo per Musicaimmagine http://www.inroma.it/story/2007/5/2/153521/4197 ; e dopo pochi mesi a Venezia il 24 febbraio 2008 a Teatro di Via Pasini-Marghera

 

 

Gianguido Palumbo

 

Favole senza Età

per

Banziani Ambini

 

EDIZIONI

ADHOC

ROMA

2006

 

 

 

INDICE

 

 Prefazione  da  Italo Calvino “Lezioni Americane”  1985

 

1.    Una fetta di casa                          ( NewYork )

2.    Baobab e Toubab                        ( Dakar )

3.    Il Luccio e la Carpa                    ( Belgrado )

4.    Montagnamare                             ( Cefalù )

5.    Isola e Nuvola                               ( Favignana )     

6.    Figlia del Vento                            ( Pantelleria)

7.    Gabbiano Gatto Pesce                ( Venezia )

8.    Il Pino e la Palma                         ( Roma )

9.    Il Cortile del Mondo                     ( Bologna )        

10.La Terrazza sospesa                   ( Parigi )            

 

Da

Rapidità

Italo Calvino

Lezioni Americane 1985

 

“Già dalla mia giovinezza ho scelto come mio motto l’antica massima latina FESTINA LENTE , affrettati lentamente.

Forse più che le parole e il concetto è stata la suggestione degli emblemi ad attrarmi. Ricorderete quello del grande editore umanista Aldo Manuzio( nato nel Lazio e attivo a Venezia) che su ogni frontespizio dei suoi libri simboleggiava il motto Festina Lente  con un Delfino che guizza sinuoso attorno ad un Ancora.

L’intensità e la costanza del lavoro intellettuale sono rappresentate in quell’elegante marchio grafico che Erasmo da Rotterdam commentò in pagine memorabili.

Ma Delfino e Ancora appartengono ad un mondo omogeneo d’immagini marine e io ho sempre preferito gli emblemi che mettono insieme figure incongrue ed enigmatiche come rebus. Come la Farfalla e il Granchio che illustrano il motto Festina Lente nella raccolta di emblemi cinquecenteschi di Paolo Giovio, due forme animali entrambe bizzarre ed entrambe simmetriche che stabiliscono tra loro un’inattesa armonia.

Il mio lavoro di scrittore è stato teso fin dagli inizi ad inseguire il fulminio percorso dei circuiti mentali che catturano e collegano punti lontani dello spazio e del tempo. Nella mia predilezione per l’avventura e la fiaba cercavo sempre l’equivalente di un’energia interiore, d’un movimento della mente. Ho puntato sull’immagine e sul movimento che dall’immagine scaturisce naturalmente, pur sempre sapendo che non si può parlare d’un risultato letterario finché questa corrente dell’immaginazione non è diventata parola.

Come per il poeta in versi così per lo scrittore in prosa, la riuscita sta nella felicità dell’espressione verbale, che in qualche caso potrà realizzarsi per folgorazione improvvisa, ma che di regola vuol dire una paziente ricerca  del “mot juste“, della frase in cui ogni parola è insostituibile, dell’accostamento di suoni e di concetti più efficace e denso di significato. Sono convinto che scrivere prosa non dovrebbe essere diverso dallo scrivere poesia: in entrambi i casi è ricerca d’un’espressione necessaria, unica, densa, concisa, memorabile.

E’ difficile mantenere questo tipo di tensione in opere molto lunghe.

Nella mia predilezione per le forme brevi non faccio che seguire la vera vocazione della Letteratura Italiana, povera di romanzieri ma sempre ricca di poeti i quali, quando scrivono in prosa danno il meglio di sé in testi in cui il massimo di invenzione e di pensiero è contenuto in poche pagine. “

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Lettura a Roma-Villa Lante 16 -5-2007                           Lettura a Venezia Teatro Via Pasini 24-2-2008

 

 

Foto e testi di Gianguido PAGI Palumbo
last update: 23/05/2011 11.07.12