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RACCONTI

L'Uomo del Fiume

 

 

Gianguido Palumbo

 

L’Uomo del Fiume

 

Roma

2006

 

Il pianeta azzurro sta girando come al solito, forse, dicono alcuni, un po’ più storto dopo i sommovimenti di acque e di terre degli ultimi anni.

      In Europa c’è bel tempo: giornate assolate, temperature miti o addirittura calde per questa stagione.

      Stagioni in verità ormai inesistenti, così mescolate e confuse, nei passaggi improvvisi da grandi freddi a grandi caldi, da piogge torrenziali e brevi a siccità asfissianti. Un sintomo sempre più evidente di una malattia pericolosa di questo medesimo pianeta.

Nell’Europa mite di oggi, una grande città mediterranea si è svegliata sotto un sole pieno, quasi estivo, in un sabato sereno.

Il traffico è regolare, quello di sempre di un qualsiasi inizio di fine settimana. Al mercato del quartiere, vicino al ponte sul fiume più antico della città, le prime donne si aggirano curiose fra i banchi di ogni genere. Venditori Cinesi propongono mille oggetti elettrici ed elettronici, utili ed inutili, e mille giochini semoventi per bambini; venditori Indiani e Pakistani sistemano gli ultimi vestiti di seta a basso prezzo ed alto charme; ArabiAfricani appendono decine e decine di borse colorate di cotone; Italiani d’ogni regione vendono frutta, verdura, carni, pesci, salumi e formaggi e pani e paste e casalinghi ed ancora vestiti d’ogni sorta.

      Due vigili urbani regolano il traffico che aumenta sempre più, quattro poliziotti di quartiere camminano a coppie flemmaticamente per rasserenare i presenti, venditori e compratori, curiosi e passanti.

      Una signora benvestita entra nella panetteria ben fornita per comprare pani speciali per la cena della sera con amici – Antipasti misti, Fettuccine ai porcini, Brasato di manzo al barolo, Mousse al cioccolato con panna fresca e gelato di mango-.

      Un giovane intellettuale sta sorseggiando il suo primo caffè leggendo quotidiani italiani e francesi seduto al tavolino del suo bar preferito.

      Due amiche anziane malvestite e curve parlano fitto fitto del nuovo programma Tv visto la sera prima – “ Ma l’hai vista quella lì come ballava mezza nuda ?”-.

      Un Suv, un macchinone nero, coi vetri fumè, si ferma di scatto proprio davanti all’edicola; ne esce un giovane in jeans e giubbotto di pelle, va a comprare atletico i giornali sportivi e al vigile che lo ha raggiunto solerte per intimargli gentilmente ma con decisione lo spostamento immediato della vettura, risponde sgarbato “ E che sarà mai, vado via, vado via, contento ?”.

Intanto aumenta il flusso di persone che si avvicinano a piedi al Mercato, mentre il sole sale e il caldo aumenta.

Sotto il portico del vecchio ponte, due cani bastardi accucciati e semiaddormentati fanno compagnia ad un barbone con cappello ottocentesco che chiede carità, dignitoso, pulito anche se dimesso, seduto su un piccolo sgabello, in silenzio, con lo sguardo fisso sui passanti in attesa di spiccioli.

All’incrocio principale della piazza un venditore di fazzoletti di carta, probabilmente asiatico, sfrutta il semaforo per proporre la sua merce con lucidità professionale, veloce, deciso, senza pietismi.

Al semaforo opposto una grande donna zingara si avvicina ad ogni macchina in attesa del verde con la solita cantilena di richieste, non sia sa quanto efficace.

Lungo gli argini del fiume, sul lato ovest, un barcone ormeggiato da anni si prepara ad aprire il Bar Ristorante  sempre poco frequentato per la gestione scialba che non sa sfruttare la sua rendita di posizione.

In acqua, da sud, si avvicina lentamente e ritmicamente di schiena, una coppia di rematori all’inglese che taglia sottile la corrente e si prepara a superare gli archi del ponte prima di girare per tornare indietro e risalire il fiume verso il Circolo di Canottieri di cui orgogliosamente fanno parte.

        Nella sponda opposta al barcone, in due piccoli campi di calcio, si allenano, in uno, decine di bambini allievi di un Club, tutti uguali in maglietta blu e pantaloncini bianchi, corrono e calciano a turno, guidati dai fischietti dei due allenatori, nell’altro campo due squadre di adulti sono in piena partita contrapposti e convinti di vincere.

Poco più in la, in un altro dei numerosi circoli sportivi nati negli anni lungo il fiume, due tennisti maturi palleggiano senza sforzi eccessivi.

La governante di un attico antistante sta battendo vigorosamente un tappeto kilim coloratissimo mentre la sua padrona in vestaglia viola pail sta pulendo le piante del terrazzo.

In basso, sul marciapiede alberato, due giovani donne in tutine attillate e cuffiette i-pod al viso, corrono affiancate cercando di evitare i resti di passeggiate dei cani della zona accompagnati poco prima da esotici dog-sitter sottopagati.

Un gruppo di ragazzi e ragazze moltogiovani, seduti di sbieco su una panchina malridotta del giardinetto pubblico, fuma, ride godendosi la fuga da scuola ma si guarda attorno ripetutamente per controllare bene che nessun parente o genitore li possa scoprire.

Passa un aereo in fase di avvicinamento all’aeroporto internazionale e un’ambulanza sfreccia col rosso al semaforo, assistita dai vigili eccitati.

Dal portone della grande chiesa rinascimentale che delimita la piazza sul fronte opposto alla testa del ponte, escono meste alcune donne anziane, alcune giovani straniere devote e alcune ragazze fedeli, alla fine della seconda messa mattutina.

In quel punto del fiume gli argini da anni sono stati ricostruiti con grandi pietre, muri, marciapiedi a più livelli e piste ciclabili, ma solamente fino ai piedi del ponte antico oltre il quale, verso nord, l’acqua, la terra, il fango, le piante e gli alberi ridiventano naturalmente selvaggi.

Entrambe le sponde oltre il ponte, sembrano parte di un paesaggio antico, più del ponte, se non fosse per i due alti muri che salgono dal basso verso il livello delle strade, verso la Città che sale massiccia, dai quali ci si può affacciare  e guardare il fiume che scorre di un colore indeciso fra il verde il marrone e il grigio,  e ammirare la  strana natura di contorno che liberamente vive, cresce, marcisce, rinasce e protegge.

Oggi protegge un Uomo.

Un uomo fra tanti, ogni giorno, da chissà quanti giorni, quanti mesi e anni, e chissà per quanti ancora.

E’ seduto da solo, al sole, su una sedia di fortuna, in un punto della riva molto vicino all’acqua, circondato da fronde e rami. Sembra vestito come una persona normale, pantaloni scuri, una camicia e un maglione azzurro. Sta mangiando qualcosa da un piccolo piatto, con un cucchiaio o una forchetta. Sembra tranquillo, lì seduto al sole, a fare le sua prima colazione, in silenzio, sguardo verso il fiume e la sponda opposta dove un cittadino pescatore appassionato sta aspettando qualche strappo alla lenza.

A pochi metri più in alto, tutt’intorno, il traffico continua a scorrere imperterrito, anzi è aumentato ancora, il mercato è ormai pieno di gente,  i vigili lavorano sempre più nervosi così pure i poliziotti, la signora ha fatto la spesa e si avvia verso casa, il giovane ha finito di leggere e si sta per alzare, le vecchiette sono in piena discussione al centro della piazza, il tappeto kilim è ben pulito e sta prendendo un po’ d’aria, le piante sono ben innaffiate, molti fazzoletti di carta rimangono ancora da vendere e molte macchine da impietosire, le tutine sono sempre più madide di sudore e la musica stanca, le partite di calcio e di tennis concluse, gli allenamenti sospesi per un pausa di riposo meritato, i due rematori lontani : si intravedono le solo le aste dei remi che s’alzano e affondano nell’acqua ogni cinque secondi.

L’Uomo del Fiume ha finito di mangiare, ha bevuto un po’ d’acqua dalla sua bottiglia di plastica verde e si è acceso una sigaretta.

        E’ ancora lì, seduto da solo, fermo al sole che guarda l’acqua scorrere.

Cosa sta pensando ?

Chi è ? Da dove viene ? Da quanto tempo è lì ? Dorme fra gli alberi ? Per quanto ancora lo farà ? E’ veramente solo ?

Cosa farà appena finita la sigaretta ?

Andrà anche lui per strada, ai semafori a chiedere soldi ?

Andrà a lavorare in un cantiere edile, in qualche appartamento come operaio magari esperto di intonaci ?

Andrà ad aiutare il proprietario di qualche officina ?

Andrà a mettere benzina in una pompa self service ?

Andrà a rubare con qualche complice ?

Andrà a lavorare nei campi vicino alla città ?

Intanto, in questo istante di un sabato europeo nella grande città mediterranea, tutti lo possono vedere da quel Ponte o dai muretti delle strade lungo fiume. E lui tutti può vedere dalla sponda assolata.

La sigaretta è finita : spegne il mozzicone per terra, si alza, sposta la sedia dietro un cespuglio da cui prende una giacca e una piccola borsa e si avvia verso l’alto, verso la Città che sale.

 

                                    Roma sabato 28 ottobre 2006 ore 9.30                                        

 

Foto e testi di Gianguido PAGI Palumbo
last update: 23/05/2011 11.07.13